Che cos’è OpenSea?
Ho ricevuto un’offerta di acquisto del mio primo NFT su OpenSea. E adesso? Prima di rispondere a questa domanda, bisogna spiegare un momento che cosa sia effettivamente OpenSea e a cosa serve nel flusso di vendita di NFT. Molto semplicemente, OpenSea è un marketplace dove è possibile comprare o vendere oggetti di digital art come videogame, app, arte digitale, gif animate…
[ATTENZIONE! Questo articolo è stato aggiornato a febbraio 2022]
Una sorta di Ebay+Amazon+Catawiki degli NFT. Questo è il luogo virtuale dove ultimamente migliaia di persone si stanno dirigendo per poter investire in NFT, comprare crypto collectibles o vendere arte digitale
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Ho cominciato ad interessarmi agli NFT da pochissimo (come credo la stragrande maggioranza di persone). Anche se in realtà questa passione affonda le radici in altre argomentazioni artistiche che spaziano dalla fotografia, al design alla creazione di contenuti, al mondo pubblicitario, a internet…
Diciamo che in un momento storico particolare, ho cominciato a studiare da vicino questo universo, fatto di blockchain, criptovalute e soprattutto arte (che poi è la parte che mi interessa di più) e mi sono messo alla prova.
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Poco tempo fa ho aperto un profilo su OpenSea.io e ho cominciato a creare le mie collezioni, divise in due categorie. La prima collezione si chiama “Real Stuff” e comprende gif animate, video modificati, brevi loop e contenuti che mi capita di realizzare ogni volta che esco di casa.
[aggiornamento: ho modificato le collezioni su OpenSea, creando una piccola serie dedicata a delle parole dei nostri tempi e una dedicata ai miei quadri]
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La seconda categoria si chiama “My Paints” e comprende una serie di disegni fisici che realizzo a casa. I miei NFT non comprendono animazioni 3d alla Beeple per intenderci, anche se sarebbe davvero bello poter realizzare delle opere come “the first 5.000 days”.

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COME FUNZIONA OPENSEA
Ma come funziona OpenSea in concreto? Nulla di trascendentale, si crea un profilo, si decide cosa si vuole mettere in vendita e passo passo si può cominciare a caricare i propri contenuti nelle proprie collezioni.
ATTENZIONE!!! Nelle istruzioni di OpenSea è specificato chiaramente che la piattaforma è gratuita, anche se… ci sono dei costi da sostenere spesso e volentieri per poter coprire le azioni generate dalla blockchain.
Mi spiego meglio… o almeno ci provo, dato che anche io sto sperimentando tutto questo per la prima volta: ogni volta che si effettua un’azione sul marketplace che vada oltre le attività di routine di OpenSea, vuol dire che si chiede di effettuare un comando alla blockchain. Per poter sostenere il meccanismo, viene richiesta quindi una gas fee, che si tramuta in un pagamento di un po’ di Ethereum.
È TUTTO UNO SCAM!
Ci ho pensato subito perché nei giorni scorsi mi è capitato che una persona facesse un’offerta di acquisto su un mio NFT di circa 30$. Mi sono gasato e mi sono sentito un po’ come quella volta che ho venduto un cd autografato da una band su ebay, però ben presto l’entusiasmo è sceso, quando ho scoperto che:
1 per accettare l’offerta di vendita dovevo pagare una gas fee
2 per vendere a tutti gli effetti la mia opera ne dovevo pagare un’altra.
La realtà è che OpenSea spiega bene come funziona la vendita di un NFT e offre delle istruzioni molto, molto dettagliate. Il problema (da quello che ho capito fino a qui) è che si tratta di un terreno ancora poco esplorato, in cui la blockchain gioca un ruolo fondamentale per la vendita di opere digitali e che a tutti gli effetti, su OpenSea manca forse una spiegazione di alcuni dettagli di casi specifici.
Leggendo su Reddit, ho scoperto che qualcuno ha avuto più o meno i miei stessi problemi, dovuti a dei particolari da non sottovalutare e legati proprio a quelle operazioni extra che si effettuano in fase di compravendita.
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IL MIO CASO SU OPENSEA
Ho messo all’asta con base di partenza 0,0 eth il mio primo NFT. Dopo qualche giorno ho ricevuto un’offerta da un acquirente di 0,015 eth che ha rialzato praticamente subito a 0,02 eth.
Qui ho cominciato ad avere problemi, perché mi sono ritrovato a voler accettare l’offerta, ma a dover pagare una gas fee. Sulle istruzioni della piattaforma c’è scritto che la vendita non prevede gas fee, ma quello che non viene detto è che se la vendita è inferiore al prezzo minimo stabilito nel momento in cui si mette all’asta il contenuto, il venditore va a modificare la cifra sulla blockchain, attivando una serie di calcoli che sia a livello digitale che fisico, producono degli alti costi di produzione.
Sta di fatto che la prima volta ho pagato una gas fee pensando di chiudere la vendita e poi mi sono ritrovato a doverne pagare subito un’altra per coprire le spese di modifica del prezzo apportate sulla blockchain.
Lì mi sono fermato, perché il prezzo di acquisto dell’NFT che avevo messo all’asta era arrivato a circa 38$ (0,03 eth circa) e le richieste di gas fee si aggiravano intorno ai 70,00$. Quindi… in sostanza, per vendere dovevo pagare più dell’incassato ipotetico. NO BUENO!
Ora ho un altro NFT in scadenza (sempre messo all’asta) e sono curioso di vedere se la gas fee che viene richiesa per l’acquisto è uguale a quella precedente o se varia. Insomma, ci sono un po’ di elementi che mi fanno pensare se il gioco valga veramente la candela!
OpenSea trattiene il 2,5% del valore di vendita e in più ci sono queste gas fee, che non dovrebbero esserci nel momento in cui l’NFT viene venduto al prezzo stabilito… però è tutto da capire empiricamente, che vuol dire anche investimento di denaro, oltre che di tempo.
AGGIORNAMENTO A FEBBRAIO 2022
In questi mesi ho avuto modo di provare l’ebrezza di vendere un NFT. Ho pagato la gasfee che veniva richiesta e sto valutando delle altre piattaforme che non richiedono il pagamento di gasfee (la questione gasfee e la questione della sostenibilità stanno diventando delle argomentazioni molto serie per quel che riguarda le piattaforme come OpenSea).
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CONCLUSIONI
In conclusione, vale la pena vendere NFT? Secondo me in questo momento sì, o meglio vale la pena provarci. Perché è un mondo nuovo e sicuramente tra 10 anni sarà lo standard delle certificazioni di tutti quei contenuti che sono difficilmente certificabili oggi. Ci sono molti pro e contro (tra cui anche l’impatto ambientale che ha tutto il meccanismo di gestione di cryptovalute, blockchain e marketplace, cosa da non sottovalutare assolutamente) e poi c’è da studiare. Su OpenSea c’è una sezione dedicata agli sviluppatori per creare certificati di diversa natura (argomento che dovrò prima o poi affrontare anche se non credo di averne le competenze) quindi, si tratta di andare un po’ più a fondo del “vendere NFT e diventare miliardari”. E per chiudere… ci vuole qualità nei contenuti pubblicati e una certa dose di originalità… Ma di questo scriverò in un altro post. Forse…